
Che cosa sono? Come interagiscono?
dall’intervento di Stefan Vettori al III Congresso nazionale di Creative Feng Shui – Bologna febbraio 2017
con una post-intervista esplicativa
Siamo veramente liberi o dobbiamo sottostare e un Destino personale? Come possiamo capire il nostro Destino e realizzare ciò per cui siamo nati veramente? Che cos’è il Karma? Che cos’è una prova karmica?
Karma, Destino e Libertà
Una risposta ci viene dall’astrologia energetica cinese,
conosciuta anche come Ba Zi o ‘Four Pillars of Destiny’. Secondo l’astrologia cinese il Destino dipende dal “Ming”, cioè il “decreto celeste” che riceviamo al momento della nascita. E questo non è qualcosa di fumoso, ma una cosa molto specifica: i quattro pilastri che compongono la carta natale di una persona. Quindi, il Destino è qualcosa di analizzabile e, fino a un certo punto controllabile.
Si dice che spesso si incontra il proprio Destino
nella via che si era presa per evitarlo. Questo a volte è vero, ma non sempre. Tutto dipende dal grado di controllo che abbiamo sulla conformazione che compone la nostra struttura energetica. Dipende anche dalla presenza di forti aspetti karmici costituzionali nella struttura della carta natale, e dalle prove karmiche che la persona incontra nella vita. Tutti questi fattori si possono riconoscere e studiare utilizzando l’astrologia energetica cinese.
Ma veniamo a una delle domande più importanti
che ognuno di noi si è posto, almeno a livello teorico. Sono veramente libero? Quanto nella mia vita è predeterminato e quanto dipende dalle mie scelte e dalla mia volontà? Quanto dono condizionato dal mio karma?
La risposta che proviene dal Ba Zi è estremamente semplice ma anche sconcertante: noi siamo liberi, ma abbiamo anche un Destino immutabile. Quella che può apparire come una grossa contraddizione in realtà non lo è: ma com’è possibile? Guarda il video per saperne di più!
Karma, Destino e Libertà
In questo intervento parlerò anche di altri argomenti:
– perché esiste il Destino?
– che cosa è il karma? come funziona il karma?
– che cosa è una prova karmica?
– quali sono i tipi di karma?
– come si può analizzare il progetto o compito di vita di una persona utilizzando il Ba Zi?
Il Ba Zi non è un’arte divinatoria, ma è la scienza che studia il Destino in base alle leggi della metafisica cinese. Il Destino si muove secondo io karma e specifiche regole, azioni e reazioni. Conoscendo il proprio Destino è possibile gestire i momenti più difficili e sfruttare i periodi più favorevoli, in modo da essere veramente il capitano al timone della nostra nave!
Karma, Destino e Libertà
Post intervista sul video a Stefan Vettori
D: in questa conferenza ha fornito delle informazioni chiave, ma ha lasciato anche molte domande e molti fronti aperti…
SV: sì, al momento la realtà è che le antiche conoscenze sono ancora in fase di (ri)scoperta e sistematizzazione. Per quanto riguarda il Ba Zi, prevedo che i prossimi decenni ci saranno scoperte nuove ed eccitanti.
D: tutte le persone hanno un karma?
SV: dipende da che cosa intendiamo con la parola “karma”. Tecnicamente, nella carta natale di una persona si possono vedere debiti o doni karmici, intesi in senso tradizionale, anche se questi aspetti non sono sempre presenti. Ma parlando più in generale, come ho detto, tutta la conformazione di archetipi che forma la carta natale può essere intesa come “karma”, cioè come un presupposto inevitabile nello sviluppo del nostro progetto di vita. Inoltre, la struttura della carta natale è anche il presupposto delle prove karmiche che incontreremo nella vita attuale, e dei possibili debiti che potremmo contrarre per nostra inettitudine, incapacità o disattenzione.
Karma, Destino e Libertà
D: ma allora qual è la differenza tra i debiti e i doni karmici, e la struttura della carta natale in generale?
SV: per lo stato attuale delle conoscenze, io ritengo che vi sia una differenza di qualità. Mi spiego con un esempio molto semplice. Consideriamo una qualunque persona che fa un lavoro qualunque, per esempio meccanico, impiegato… Non importa. Supponiamo che questa persona svolga il suo lavoro, durante tutta la sua vita, in modo sì corretto, ma senza porre attenzione e cura in quello che fa. In questo modo, non danneggerà alcuna persona in modo specifico; non vi sarà nulla di “personale”. Tuttavia, è innegabile che la cattiva attitudine mentale di questa persona sul lavoro creerà dei danni a un livello più generale, per esempio creando piccole (o grosse) difficoltà a chi interagisce con questa persona, in modo diretto o indiretto.
In questo caso, non si creerà alcun debito karmico specifico, ma la persona di converso potrà sentire, per tutta la vita, che il suo lavoro viene svalutato o sottostimato dai superiori. Quindi, a livello lavorativo come dipendente, troverà molto spesso situazioni che percepirà come sgradevoli o inadeguate.
Questa è la contraddizione che la persona incontra nella sua vita. Ogni volta che c’è una contraddizione, vi devono essere due poli. Il nostro problema è che spesso siamo consapevoli di un solo polo: il nostro punto di vista. Non siamo assolutamente consapevoli di come gli altri, e il “mondo” in generale, vedono e reagiscono ai nostri atti. Comunque, in questo caso non si creeranno debiti karmici specifici e chiaramente evidenziati nella carta natale.
D: e per quanto riguarda appunto i debiti karmici specifici?
SV: questo è un altro paio di maniche. Questi debiti di solito si creano quando rifiutiamo di osservare una situazione in modo obiettivo e ci raccontiamo una nostra versione delle cose, pesantemente di parte. Spesso quindi questi debiti karmici non sono dovuti a cattiveria, malignità o intenzioni abusive verso qualcuno (anche se a volte lo sono), ma a incuria, disattenzione, e soprattutto al credere a una lettura dei fatti che in realtà non è altro che una fantasia che ci raccontiamo.
Fantasia peraltro definita dalla nostra carta natale… In una situazione di questo tipo, possiamo sottovalutare pesantemente il rapporto con una persona. Possiamo raccontare il falso a noi stessi o un’altra persona; possiamo tradire ed essere traditi; possiamo fare una promessa sapendo che non lo manterremo. Ma, quando entra in gioco l’aspetto personale, i legami energetici sono più forti e un comportamento errato di fronte a una prova karmica può trasformarsi in un vero tracollo della nostra vita (o almeno in un ambito della vita). Quando siamo così pesantemente influenzati da una situazione o da un avvenimento, spesso legati a una persona specifica, e non riusciamo a risolverla nella vita attuale, creiamo un debito karmico che probabilmente porteremo con noi in un’altra vita.
Karma, Destino e Libertà
D: stai parlando della reincarnazione?
SV: “reincarnazione” è una parola che non voglio usare perché non esistono al riguardo prove assolutamente certe (anche se esistono molte prove), e perché l’idea di reincarnazione può dare l’idea di una serie di “vite” che si susseguono nel tempo. Tipicamente per esempio una persona si può ricordare di essere stata un soldato ai tempi dell’antica Roma, un soldato in Francia sotto Carlo Magno e poi un commerciante in Inghilterra nel 1700. Ma il concetto di “tempo” è qualcosa di strettamente collegato alla nostra realtà; poiché qui stiamo parlando del destino e, in generale, di situazioni che travalicano l’aspetto contingente, non è detto che il tempo sia un fattore significativo. Per questo preferisco parlare di “altre dimensioni o stati di vita”.
D: abbiamo parlato dei debiti karmici, ma per quanto riguarda i crediti?
SV: non esistono crediti karmici; esistono solamente debiti e doni karmici.
D: puoi spiegare meglio?
SV: è difficile da spiegare, e allo stesso tempo è così semplice da capire. Preferisco vedere questa tematica da un punto di vista più generale. La consapevolezza cosciente che si incarna nella persona non è la sua struttura energetica.
Spesso, nel Ba Zi, si fa il paragone della persona (la consapevolezza) alla guida di un’automobile (la struttura della carta natale). Spirito e struttura energetica sono strettamente collegati. Lo spirito (la consapevolezza) potrà agire nella sua vita solamente entro i limiti che gli sono permessi dall’automobile, perché non può scendere dall’automobile (se non con la morte). Questa è una limitazione.
Ma esiste anche l’altro risvolto: la consapevolezza ha il controllo della struttura. Perciò deve fare in modo da agire accortamente, tenendo conto dei mezzi che ha a disposizione (l’automobile), e della strada che incontra. Se vengono prese delle decisioni sbagliate, la nostra vita può diventare come un’automobile che si avventura su una strada sconnessa in discesa, e a un certo punto il guidatore “perde il controllo”. Allora l’automobile può uscire di strada e danneggiarsi, e danneggiare anche il guidatore. Ritornare sulla strada, e poi tornare indietro, può essere un processo doloroso e molto pesante.
Perché ho fatto questo esempio? Perché l’unica vera sfida della nostra vita è quella di non perdere il controllo. Non perdere il controllo sulla nostra carta natale, sulla nostra struttura energetica, che ci condiziona ma su cui abbiamo potere.
Esiste un momento molto netto nella vita di quasi tutte le persone. Se abbiamo avuto un’infanzia e un’adolescenza accettabili, in genere nella prima parte della vita pensiamo di avere le cose sotto controllo. Ma poi crescendo, quando siamo presi dagli eventi delle situazioni, commettiamo degli sbagli e li dobbiamo pagare, a un certo punto potremmo avere la netta sensazione di aver perso il controllo della nostra vita. Non siamo più noi al timone; è la nostra vita che decide dove dobbiamo andare. Ecco, questo è quello che deve essere assolutamente evitato.
Karma, Destino e Libertà
D: è molto strano che tu parli di “controllo”, in quest’epoca in cui in Occidente e normale approcciare qualsiasi pratica spirituale o esoterica in modo più gentile; si parla spesso di apertura, disponibilità, “lasciarsi andare”, accettare”,…
SV: queste idee non sono di per sè sbagliate, ma dipende dal contesto in cui si applicano. In certe situazioni, accettare è la scelta migliore. Tuttavia, accettare è solo una delle scelte possibili, e non necessariamente la migliore. Dipende dalla situazione: a volte bisogna combattere. Accettare è solo una tra le possibili strategie di adattamento. Ma parlando più in generale, perdere il controllo sul proprio Destino è la peggior scelta che una persona possa fare nella propria vita. E questa è una lotta che si compie giorno per giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto.
È una lotta fondamentale perché se viene persa, la consapevolezza si dimentica della sua componente superiore (o spirituale che dir si voglia) e viene completamente assorbita dal mondo, perdendo l’integrità originaria. Fai un semplice esercizio: torna ai tuoi ricordi infantili. Al ricordo di te stesso com’eri. Pensa a come sei adesso: probabilmente avrai la sensazione di esserti sporcato, di essere decaduto, di aver perso potere, di essere colpevole. E questo è esattamente quello che è successo.
In questa società è molto difficile e raro passare dall’infanzia alla maturità senza perdere potere.
D: cosa c’entra tutto questo con i crediti karmici?
SV: è molto semplice. Con una carta natale favorevole, il controllo che dobbiamo esercitare sulla nostra vita è più blando e meno impegnativo. Questo però ci sottopone a un rischio molto pericoloso: adagiarsi sugli allori e non approfittare di una vita favorevole per procedere nella propria evoluzione. Questo è un “peccato” grave, per pigrizia o per ignavia, che verrà sicuramente fotografato nel successivo stato di esistenza.
A volte invece, per gestire la nostra vita, dobbiamo esercitare un forte controllo su noi stessi. Ma anche con il successo, non acquisiamo un “credito karmico”. Per dirla in un altro modo, non si crea un bonus nella banca karmica che ci permette poi di comportarci in modo più vile o più basso. Perciò non c’è un credito. C’è solamente il successo e il fatto che, nel successivo stato di esistenza, ci sarà messa a disposizione una struttura energetica molto più favorevole.
Per quanto riguarda i doni karmici o i poteri, invece, possono arrivare dall’aver superato positivamente una prova karmica o per particolari azioni che intraprendiamo in certi momenti speciali della nostra vita.
Karma, Destino e Libertà
D: quindi il punto chiave è il “Destino”
SV: sì, proprio così. Non sappiamo perché in questa vita abbiamo il nostro Destino, ma sappiamo che lo abbiamo. Una delle fantasie più grosse che ci raccontiamo è che siamo completamente liberi, non abbiamo un destino predeterminato o comunque, siamo in grado di gestire tranquillamente il nostro destino. Sfortunatamente, si tratta di un approccio che viola il principio di precauzione e come tale, è suscettibile di portare spesso risultati catastrofici.
Il Destino è qualcosa di immutabile, scolpito nella roccia, inevitabile, insondabile. Non c’è modo di dialogare con il nostro Destino, e tuttavia dobbiamo prendere atto che c’è. È una comunicazione a senso unico: è il Destino a imporre i panorami della nostra vita. La nostra libertà risiede nello scegliere come muoverci in questi panorami.
Il Destino è anche cieco, duro, spesso, meccanico. Ma queste, se ci pensi bene, possono essere caratteristiche che possono essere volte a nostro vantaggio.
D: un illuminato è libero dal suo Destino?
SV: non ho percezione di essere illuminato quindi non posso parlare per esperienza diretta ma solamente proporre delle ipotesi. No, un illuminato non è libero dal proprio Destino. Direi piuttosto che è completamente consapevole del suo destino. E quindi alla massima libertà che si possa ottenere entro questi limiti.
Per spiegare meglio, un illuminato è libero non perché ha un pieno controllo del suo Destino o perché per lui il destino non esiste più; ma semplicemente perché è completamente consapevole di essere una cosa distinta dal suo destino. Questo spiega anche il motivo per cui la vita dei personaggi illuminati differisce drasticamente da caso a caso.
Questo mi ricorda la storia zen del maestro e della volpe. Un maestro zen morì con un dubbio fondamentale, l’ultimo che gli rimaneva prima di raggiungere l’illuminazione: l’uomo illuminato è sottoposto alla legge di causalità, oppure domina la legge di causalità? A causa di questo suo dubbio, si reincarnò in una volpe. Tuttavia, una volta molto evoluta!
Questa volpe viveva vicino al monastero zen e la sera si avvicinava, con attenzione, per ascoltare gli insegnamenti del maestro. Questo si ripetè molte volte. Il maestro si rese conto della presenza della volpe e una notte riuscì a catturarla. Dopodiché gli chiese per quale motivo venisse sempre ad ascoltare le sue spiegazioni. A quel punto la volpe non poté fare a meno di dichiararsi e concluse la spiegazione chiedendo: l’essere illuminato domina la legge di causalità o ne è sottoposto? Il maestro lo guardò e rispose: l’essere illuminato è tutt’uno con la legge di causalità. La volpe allora raggiunse l’illuminazione e morì dolcemente.
Questo racconto è molto più profondo di quanto possa apparire a una prima lettura.
D: come si concilia questa visione con tutte le altre teorie metafisiche o esoteriche?
SV: io credo che la sfida di mantenere il controllo sul proprio destino sia l’unica vera sfida, e l’unica che ne valga la pena. Esistono moltissime porte, moltissimi modi in cui una persona si può avviare su un cammino di evoluzione personale e/o spirituale. Tecniche, religioni, scuole esoteriche,…
Penso semplicemente che tutta quanta la ricerca dell’Uomo in questo campo si possa ridurre a questa semplice sfida, anche se a volte le forme, i metodi e le teorie con cui ci si approccia all’auto evoluzione sembrano molto distanti da questo punto di vista.
Al fondo di tutto, c’è sempre questa sfida fondamentale. Mantenere il controllo, e mantenere la coscienza di essere un’entità distinta dalla nostra vita, oppure perdere il controllo, e identificarsi completamente con la propria vita.
Karma, Destino e Libertà
D: è una visione cinica, o perlomeno molto dura.
SV: è difficile da accettare a causa di tutto quello che ci raccontiamo e ci viene raccontato dalla nostra società e dalla nostra cultura. Ma, messi a nudo di fronte alla morte, che cosa resta? Dobbiamo svegliarci dal sogno. Dobbiamo svegliarci dalla fantasia e diventare adulti. È necessario assumersi la responsabilità di riscontrare la realtà della nostra vita e dei nostri limiti, anche se questo è estremamente sgradevole. Una volta superata questa doccia fredda, però, si può iniziare ad agire.
D: che cosa intendi con “agire”?
SV: in genere noi veniamo alla luce, cresciamo e veniamo educati, ci affacciamo alla vita adulta, eccetera senza un reale progetto di vita. Senza conoscere bene i nostri limiti e le nostre potenzialità. E anche conoscendoli, magari non ne siamo completamente consapevoli. La vita può essere intesa come l’intraprendere azioni in un panorama in cui ci muoviamo, in cui le situazioni di vita ci si propongono in modo più o meno casuale.
In sostanza, non affrontiamo strategicamente la nostra vita. Non abbiamo una strategia per ottenere il meglio dalla nostra vita, ossia essere il più felici e soddisfatti possibile, oppure almeno evitare il più possibile la sofferenza. Siamo come dei dilettanti allo sbaraglio: questo è assurdo!
È necessario crescere e affrontare la propria vita in modo strategico, consapevole, lungimirante. E per affrontare la vita in modo strategico occorre avere dati su di noi e sulla nostra vita. Questi dati sono forniti dalla carta natale di Ba Zi.
D: ma in pratica come si può fare?
SV: in molti modi, e ciascuno ha il suo.. Il mio modo non è il tuo modo. È compito di ognuno trovare il proprio modo. Perciò, un maestro può insegnare a un allievo solamente in relazione a quanto sono simili e a quanto è forte il loro rapporto. Perché in questo caso, la modalità proposta dal maestro sarà quella probabilmente più adatta all’allievo. A volte un allievo trova un maestro sbagliato, ma in realtà nè il maestro nè l’allievo sono sbagliati: semplicemente, l’allievo non ha bisogno di quel tipo di maestro. Anche renderci conto di questo è una nostra responsabilità.
Per chi lavora con la metafisica orientale, tuttavia, esiste un modo particolarmente affascinante. Il Destino non è qualcosa solamente “scritto su un foglio”. Il Destino si può percepire con il nostro corpo, in modi a volte misteriosi e a volte molto evidenti. Anche in base agli ultimi anni di studi e di sperimentazione, è possibile raffinare la percezione del corpo per tornare a percepire quando il destino sta intervenendo in modo pesante e diretto nella nostra vita.
A chi non è capitato di avere un forte presentimento, uno stato d’essere particolare o un momento fuori dall’ordinario prima che succedesse un evento importante della nostra vita (un lutto, un tradimento, una malattia, una nuova conoscenza, un danno economico,…)? Parlo di eventi che poi condizionano pesantemente la nostra vita per anni. Raffinando la percezione, io ritengo sia possibile percepire fisicamente l’azione del destino. È come un grumo di percezione in parte fisica, in parte emotiva, in parte mentale.
Io ritengo sia possibile arrivare a percepire in modo netto l’azione del destino sulla nostra vita mentre si sta svolgendo. È chiaro che raggiungendo queste capacità è possibile correggere la manovra in corso d’opera o evitare e aggirare l’ostacolo o il problema. Lavorando molto con il Ba Zi, ritengo possibile nel tempo arrivare a percepire fisicamente anche il destino delle altre persone.
Questo spiega anche un altro aspetto di tutta l’agiografia dei maestri orientali che mi ha sempre lasciato perplesso. Molti anni fa leggevo i classici libri che ormai hanno letto tutti: “Lo zen e l’arte del tiro con l’arco”, “101 storie zen”, “Il tao della fisica”,… Quello che mi colpiva era che spesso la risposta o l’azione fatta dal maestro illuminato era sempre qualcosa di imprevedibile, inspiegabile e spesso assurdo o fuori dal contesto.
Tutto ciò può essere spiegato se una persona riesce a percepire il destino mentre sta arrivando, mentre sta agendo. Le sue azioni, allora, non sono assolutamente rivolte alle persone o alle situazioni coinvolte nel momento. Le sue azioni sono rivolte a controllare e gestire il Destino che si sta manifestando. Un maestro di questo tipo ha il piede in due mondi, e le sue scelte possono apparire totalmente contraddittorie o assurde.
Ci sono storie di maestri zen che sono stati processati e giustiziati per aver compiuto azioni che ritenevano “giuste”. Ma giuste rispetto a cosa? Io credo che stessero solamente lavorando con il Destino e agendo nel modo migliore per mantenere il controllo.
Ci sono anche storie di maestri zen che hanno ammazzato a bastonate i loro allievi mentre meditavano; si dice che lo facessero perché avevano visto che quello era il migliore momento per morire per l’allievo, e per raggiungere l’illuminazione. Sono gesti folli, totalmente assurdi, o no?
L’aspetto curioso è che quando leggiamo queste storie ne siamo affascinati e pieni di rispetto, ma se al giorno d’oggi un giornale scrivesse che un maestro ha preso a bastonate un allievo uccidendolo, che cosa penseremmo?
Scherzi a parte, è evidente il divario tra l’azione in un contesto sociale, morale ed etico, e la nostra azione con il Destino, che trascende tutti questi aspetti svuotandoli di qualsiasi importanza, in positivo o in negativo.