Quando si comincia a interessarsi di Feng Shui, sorge spesso una domanda: perché dovremmo applicare una arcaica disciplina cinese nel mondo occidentale contemporaneo? Che senso ha?
Ammettiamo pure che l’ambiente abbia un’influenza sottile che può essere regolata ad hoc per ottenere certi effetti. In fondo, pensandoci, è puro buonsenso. Ma non sarebbe più sensato, allora, servirci degli equivalenti storici europei, oppure studiare la materia per sviluppare un sistema aggiornato al contesto odierno?
Certo che lo sarebbe. Come recita un detto cinese, “prima di cercare altri pozzi, scava più a fondo il tuo”.
Il problema è che il nostro pozzo è franato da secoli.
Certo, è vero che diverse culture occidentali hanno avuto, fin dagli albori della storia, una “sapienza costruttiva” affine a ciò che è comunemente denominato Feng Shui. Basti pensare alle tanto discusse piramidi, o agli studi alchemici sulle cattedrali gotiche.
Ma cosa ci è rimasto di quelle conoscenze?
Le informazioni che sono arrivate fino a noi sono scarse e frammentarie.
La civiltà cinese invece, favorita da una maggiore continuità linguistica e culturale, ha sviluppato una tradizione di gran lunga più ricca e sistematica.
Semplicemente, la Cina ha portato lo studio delle relazione energetica Uomo/Ambiente a livelli mai raggiunti dalle altre civiltà conosciute, e questo la rende il punto di partenza più razionale.
L’impasse del Feng Shui tradizionale e del “Feng Shui spazzatura”.
Ho detto che la Cina è un punto di partenza, e non uso l’espressione a caso.
Il problema infatti resta: quella cinese sarà pure una tradizione più forte, ma si è pur sempre sviluppata per le esigenze e le architetture dell’antica Cina! È ragionevole pensare che le tecniche e le formule tipiche del Feng Shui di allora divengano anacronistiche – e quindi, inefficaci – se applicate a tipologie costruttive che gli antichi cinesi non potevano neppure immaginare.
In effetti, questo è uno dei più grandi ostacoli alla diffusione del Feng Shui professionale in Europa.
Il problema non è che il Feng Shui non si adatta alla realtà odierna. È che molti maestri non pensano affatto che dovrebbe farlo. Un rigoroso tradizionalismo porta molti praticanti di Feng Shui classico ad applicare le tecniche e i metodi del loro stile in modo meccanico, anche su spazi che non vi si prestano affatto. Interventi di questo tipo ottengono risultati a volte soddisfacenti, altre no.
Il che ovviamente non fa bene alla credibilità della disciplina.
D’altra parte, nell’offerta complessiva il Feng Shui cinese classico è ancora una scelta di qualità: l’alternativa più diffusa sono versioni annacquate e distorte di quelle stesse tecniche, risultato di una semplificazione a fini commerciali. Per non parlare del fenomeno del “junk Feng Shui”, in cui si spacciano superstizioni popolari (o invenzioni pure e semplici) come magici “rimedi” o “attivatori dell’energia”.
Anni fa andavano di moda i “Kit” del Feng Shui, ossia dei set di amuleti da appendere nei punti prescritti dell’abitazione. Ancora oggi offerte di questo tipo sono abbastanza diffuse. Prezzo medio: tra i 100 e i 200 euro. Valore reale: ZERO.
Sembra che ci troviamo a un’impasse: se semplifichi i modelli del Feng Shui cinese classico ne perdi l’essenza e quindi l’efficacia, e se li applichi al contesto occidentale così come sono, rischi di mancare il bersaglio. E allora?
Come uscire dall’impasse
Noi crediamo che l’unico modo per adattare efficacemente quei modelli e quelle tecniche a contesti diversi da quelli originari sia risalire alla fonte della loro efficacia, cioé ai principi da cui derivano.
Mi spiego meglio.
I metodi degli stili cinesi classici non sono parola rivelata. Non sono intuizione mistica. Sono una codifica di conoscenze empiriche accumulate nel corso dei secoli.
Ovviamente, quella codifica si è strutturata secondo la mentalità, le esigenze i costumi dell’antica Cina.
Le conoscenze su cui si basa, però, sono valide indipendentemente dal contesto: la costituzione fondamentale degli esseri umani non cambia da una cultura all’altra. Le reazioni ai messaggi sottili trasmessi dall’ambiente appartengono a un livello della psiche di gran lunga più profondo delle strutture mentali assorbite dal proprio contesto culturale.
Quando il Feng Shui ottiene buoni risultati, i suoi effetti non si basano su aspetti propri di una certa cultura; si basano su dinamiche inconsce, innate, totalmente trans-culturali in quanto radicate nel livello istintivo, primario, animale della psiche.
È lo studio di queste dinamiche profonde che permette di applicare il Feng Shui al di fuori del suo contesto storico di origine.
Un esempio tipico
Per fare solo un esempio che non necessita di spiegazioni complesse, si pensi ai classici problemi di posizionamento del letto.
Dormire con un vuoto alle spalle, o nel punto più direttamente accessibile dall’entrata del locale, risulta solitamente innaturale e fastidioso.
Ma anche quando non danno alcun fastidio a livello cosciente, queste posizioni creano una situazione che la mente animale percepisce come vulnerabilità estrema. La risposta naturale dell’organismo è rilasciare sostanze stimolanti per mantenere il sonno più superficiale, leggero, e ridurre il tempo di reazione in caso di emergenza.
Dal punto di vista dell’animale, questa è una risposta sensata e funzionale. Se un animale da tana allo stato brado si trova a dover dormire in queste condizioni, è solo per il breve periodo necessario a trovare un rifugio migliore come l’istinto gli impone. Ma un essere umano civilizzato ha relegato quegli istinti sotto la soglia della coscienza, e non cambia “tana” con la stessa facilità. Se il suo letto è sistemato in questa posizione, è probabile che la debba mantenere per periodi di mesi o anni.
Ovviamente, gli effetti cumulativi di un sonno scadente risultano estremamente debilitanti, e questo a prescindere che si tratti del giaciglio di un cinese, un europeo, un indiano o un africano.
La cultura cambia, la natura no
Il problema è che, al contrario della natura umana, le convenzioni architettoniche mutano considerevolmente con il variare dei contesti storici e geografici, perfino nello spazio di pochi anni. Ciò avviene perché, così come un’abitazione riflette la psicologia degli abitanti, le tipologie costruttive vigenti in una cultura sono espressione delle strutture sociali e della mentalità prevalente in quella cultura.
Mano a mano che cambia la nostra mentalità, troviamo nuovi modi di strutturare lo spazio, e questi ci influenzano, di rimando, in modi nuovi e inaspettati.
Rispetto al contesto originario del Feng Shui classico, ad esempio, troviamo oggi un tessuto stradale molto più complesso e dinamico, con traffico molto più rapido; possiamo costruire edifici molto più alti e sotterranei molto più profondi, o condensare in edifici “alveare” un numero molto più alto di unità abitative, all’interno delle quali troviamo bagni privati, ascensori, o grandi elettrodomestici. Tutte cose di cui le concezioni classiche non potevano tener conto.
Perciò: buon praticante di Feng Shui deve padroneggiare i principi universali per poterli applicare ai problemi posti dal contesto particolare via via che si presentano.
Torniamo così alla domanda iniziale: perché applicare da noi un sistema cinese?
Risposta: perché anche se la forma del Feng Shui deriva dalla cultura cinese, la sua sostanza è universale, perché universale è la natura umana.
Anche se “Feng Shui” è un termine cinese, comunemente riferito a pratiche originarie della Cina, noi lo intendiamo come studio e applicazione dei principi che regolano il rapporto profondo fra Uomo e Ambiente, in ogni tempo e
Ecco perché, nel nostro metodo, una conoscenza degli stili classici è ritenuta necessaria, ma non sufficiente a ottenere risultati eccellenti.
Se vogliamo applicare il Feng Shui al mondo moderno occidentale nel modo più efficace, non possiamo né sottovalutare la tradizione, né aderire in modo rigido ai suoi modelli: dobbiamo approfondirne la conoscenza fino a riscoprire i suoi fondamenti universali, ed espanderci oltre i limiti delle sue origini storiche.